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Reflusso gastroesofageo nel neonato: soluzioni

    Reflusso gastroesofageo nel neonato: soluzioni

    Il reflusso gastroesofageo, cioè la risalita di cibo nell’esofago, è una condizione molto comune nei lattanti: può arrivare a colpire 30% dei bambini entro i primi sei mesi. La maggior parte delle volte è fisiologico (cioè perfettamente normale) se si presenta in forma lieve, con sporadici rigurgiti (fuoriuscita di latte dalla bocca) o occasionali episodi di vomito. Se tuttavia gli episodi si ripresentano più volte nel corso del giorno o se il bambino mostra segni di sofferenza (inarca la schiena e ruota la testa, piange dopo la poppata, etc..), bisogna intervenire.

    Perché avviene? Solitamente la causa sta in una immaturità o ancora incompleta formazione del cardias, la valvola che collega l’esofago allo stomaco, specialmente se il bambino è nato prematuro. Il cardias è un anello di muscolo che si chiude quanto lo stomaco è pieno di cibo. Se, contraendosi, lascia comunque un piccolo spazio che permette la comunicazione tra stomaco ed esofago, il latte può risalire durante il processo di digestione. Raramente la causa è legata ad una compressione del nervo vago, che può avvenire durante un parto vaginale prolungato e difficile, specie se la testa del bambino è molto grande o se il feto assume una posizione non ideale prima di attraversale il canale del parto.

    Come riconoscere il reflusso nei neonati? Oltre al rigurgito o al vomito, il primo sintomo è l’irrequietezza durante l’assunzione del cibo: il bambino spesso si stacca o tira il seno, comincia ad inarcarsi, piange. A lungo andare, il pianto può presentarsi in modo frequente, anche durante la notte o lontano dai pasti, e il bambino può dimostrare una repulsione nei confronti del seno e del cibo in generale. Attenzione a non confondere i sintomi del reflusso con quelli delle cosiddette coliche: nel secondo caso, infatti, il bambino tende a rannicchiarsi e ad allungare le gambe e le coliche spesso si presentano sempre alla stessa ora.

    Come risolvere il problema? Dipende dalla gravità della condizione. Se i rigurgiti si presentano un paio di volte al giorno e il bambino cresce bene ed è in salute, non serve intervenire in nessun modo. Nel 95% dei casi, infatti, la sintomatologia scompare intorno ai 18-24 mesi in seguito all’introduzione del cibo più solido. L’unico accorgimento potrebbe essere quello di migliorare la postura e le tecniche di allattamento: aumentare la frequenza delle poppate e ridurre il tempo che intercorre tra l’inizio del pianto per la fame e l’attaccamento al seno/biberon, mantenere il bambino “meno disteso” durante la poppata, fare delle pause per consentirgli di fare molti “ruttini” e evitare rapidi cambiamenti di posizione durante il pasto. Inoltre, è opportuno assicurarsi che non mangi troppo voracemente. (Rivolgetevi ad un centro per l’allattamento per ottenere maggiori informazioni). Se il bambino assume latte artificiale, è opportuno introdurre un po’ di addensante (es. Medigel). Un altro piccolo accorgimento riguarda il riposo: far dormire il bambino a pancia in su con il materasso inclinato di 25° può favorire un riposo migliore.

    Se gli episodi di rigurgito o vomito si presentano spesso (più di 10-15 volte al giorno) specialmente se accompagnati da una chiara sofferenza fisica e psicologica da parte del bambino (nervosismo, pianto continuo o che denota “dolore”, etc..), bisogna andare a fondo della faccenda. A parte mettere in pratica gli accorgimenti per favorire un allattamento e un riposo migliori, il primo passo che consiglierei è una visita da un osteopata esperto/a in osteopatia neonatale. Perché? Un osteopata controlla l’allineamento della colonna vertebrale e si assicuri che questa non sia responsabile di compressioni sull’esofago o sul nervo vago (un nervo importantissimo che innerva gran parte dell’apparato digerente) e può apportare benefici immensi che non potrebbero essere risolti con alcun farmaco. Per avere maggiori informazioni su osteopati neonatali validi nella vostra zona, chiedete consiglio ad altre mamme (online o di persona) o consultate elenchi come il ROI (Registro Osteopati d’Italia, www.roi.it) o la Fesios (Federazione Sindacale Italiana Osteopati www.fesios.org), dove sono riportati gli elenchi, regione per regione, degli osteopati che hanno seguito l’iter formativo standard di 5 o 6 anni.

    Se il problema non si risolve nel giro di alcune sedute, allora sarebbe meglio rivolgersi al proprio pediatra, che potrebbe suggerire un antiacido (che riduce la produzione di succhi gastrici) o un procinetico (che aumenta la velocità con cui si svuota lo stomaco). Se nemmeno questo tipo di terapie farmacologiche non funziona, sarebbe meglio andare da un gastroenterologo.

    Miti fa sfatare:

    • Il reflusso gastro-esofageo neonatale o la MRGE possono essere causati dal latte materno. Niente di più falso. Il latte materno potrebbe invece rivelarsi una cura per tutti quei bambini che vengono alimentati con latte artificiale fin dalla nascita (rivolgetevi ad una banca del latte per poter acquistare latte materno se la madre biologica non ne ha). Il latte materno non causa allergie in nessun bambino, anzi previene sia queste che gravi patologie immunitarie e dell’apparato digerente. Il latte materno è sempre da preferire a qualunque altra cosa fino ai sei mesi. Non esistono eccezioni;
    • Non posso rivolgermi ad un osteopata se il bambino è troppo piccolo. Falso. DEVI rivolgerti ad un osteopata il prima possibile per evitare danni permanenti. Anche bambini di pochi giorni possono andare dall’osteopata.

    Piccolo excursus sui benefici del latte materno

    Come ho già affermato, non esiste bambino allergico al latte materno. Se un pediatra decide di interrompere l’allattamento perché un bambino presenta fastidi, cambiate pediatra. Il latte materno è l’alimento più completo e sano per un bambino: contiene batteri e anticorpi che NESSUN latte in polvere, nemmeno il più costoso, possono assicurare. Studi scientifici dimostrano che l’allattamento esclusivo per almeno i primi 5 mesi di vita può prevenire allergie, malattie su base autoimmune, nonché problematiche serie all’apparato digerente (colite, gastrite, etc..). Questo è particolarmente vero per i bambini nati prematuri, che senza il latte materno possono rischiare serie problematiche all’apparato digerente una volta cresciuti.

    Se una donna non produce una sufficiente quantità di latte, deve comunque attaccare il bambino al seno in modo che questo possa trarre tutto il beneficio possibile da quelle poche gocce. Se una donna non ne produce affatto, sarebbe meglio rivolgersi ad una banca del latte per fare in modo almeno che alcuni dei pasti giornalieri siano costituiti da latte materno.

    I contenuti presenti su questo articolo hanno carattere informativo e non si sostituiscono in nessun modo a valutazioni di medici, dietisti o nutrizionisti specializzati o a terapie in atto. Ricordate sempre prima di assumere medicinali o prodotti di consultare un medico e di leggere sempre il foglio illustrativo. Nel rispetto del Codice di Condotta prescritto dal D.L. 70 del 9/4/2003, le informazioni inserite in questo articolo devono considerarsi di tipo culturale ed informativo.

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